Coonabarabran (tanto per cambiare un nome
normale) è uno dei tantissimi piccolissimi paesini dell’outback australiano,
spuntati quasi per errore in mezzo ad una distesa immensa di silenzio, tra
proprietà che superano l’orizzonte e che a volte sono così grandi che neanche
il cielo sembra possa contenerle. A sette ore da Sydney, ancora nel cuore dello
stato del New South Wales, si capisce già la vastità di una nazione-continente
che supera di gran lunga le dimensioni della cara vecchia Europa.
La terra bruciata e la sterpaglia gialla in
qualche angolo lasciano il posto quasi per pigrizia di dover riempire tutta
questa vastità, a prati e a qualche eucalipto che costeggia la lunghissima
strada che porta a Kulaba, la fattoria dove si doveva tenere il corso per i
backpackers cittadini che volevano o dovevano, a causa del rinnovo del visto,
provare l’esperienza del lavoro in campagna.
Craig, il fattore che ogni settimana tiene il
corso per una dozzina di persone, è un tipico uomo dell’outback con il cappello
da cowboy e le dita gonfie da anni di duro lavoro. Parla un’inglese difficile
da capire, quando deve dare gli ordini usa poche parole e, abituato ad un
lavoro veloce ed efficiente, perde facilmente la pazienza. Ma la sera davanti a
una (facciamo anche un po’ di più) lattina di birra, diventa, rutto libero a
parte, una persona assolutamente più civile.
Il suo umorismo si basa spesso sul
terrorizzare simpaticamente i poveri cittadini finiti nel suo corso: scosse
elettriche sul sedere, surf sui tronchi che stanno bruciando sul falò, giochi
idioti il cui scopo e scagliare un coltello il più vicino possibile ai piedi
del proprio compagno o nel mio caso, e devo dire che è stata una delle cose più
adrenaliniche della mia vita, mettere un povero disgraziato su un toro e fargli
provare un vero e proprio rodeo.
La frase della settimana? “No animal lovers in
Australia. No pets, just animals.”
Il primo giorno passato in un recinto di
mucche è, infatti, un piccolo trauma.
L’obbiettivo è quello di farle entrare sei o
sette alla volta in un recinto e poi in un passaggio strettissimo dove,
schiacciate l’una sull’altra, non si possano muovere e possano essere vacinate
con una siringa normalissima, infilata velocemente nella parte superiore del
collo.
Il mastering
delle mucche, come quello delle pecore e dei cavalli, segue regole molto
semplici: stare sempre dietro agli animali e mantenerli compatti, quando si è
raggiunto il numero di animali sufficienti mettersi davanti agli animali e farli
tornare indietro. Ovviamente il primo giorno, buttato lì in mezzo con altre 12
persone in panico totale con la confusione che regna sovrana, tutto è molto più
complicato.
“Come
on, guys! Keep thinking! Stick to the instructions!”
Ovviamente le mucche non intuiscono sempre le
tue intenzioni, o se le intuiscono a volte cercano di rifiutarsi di seguire i
comandi. Così si devono usare le maniere forti. Bastonate sul di dietro e, per
farle avanzare, una bella strizzata alla coda (puntualmente immersa nella cacca
fresca fresca). E’ stato un trauma
vedere la violenza decisa usata da Craig su quelle bestie, ma dopo aver preso
due bei calcioni da una vacca, i sensi di colpa sembrano passare molto in
fretta.
La cosa un po’ più disgustosa all’inizio,
però, è controllare l’età di una mucca, che si stabilisce in base alla sua
dentatura. L’animale viene messo da solo in una piccola gabbia, infondo alla
quale è posizionata una specie di ghigliottina orizzontale che viene chiusa al suo
passaggio in modo da bloccare la testa. Dopo di che si mettono due belle ditone
dentro al naso sudicio e con l’altra mano si fa una leggera pressione sul
labbro inferiore in modo che la mucca, tendenzialmente seria e permalosa, possa
finalmente e felicemente sorridere, mostrando tutti i suoi denti, o se è
vecchia, quel che ne rimane.
Le pecore sono un po’ più facili (per lo meno
non scalciano e non defecano e pisciano liberamente). Il problema è che sono molto attaccate al
gregge, e per prenderne una e separarla dai suoi “amici” bisogna ingaggiare una
lotta tipo wrestling, agganciando le mani sotto al loro collo e le gambe al
corpo e spingerle a fatica, mentre belano e si dimenano come pesci fuori
dall’acqua, nella stalla. Una volta lì, poi, vanno ribaltate e messe sedute per
la tosatura. Anche lì, viva la violenza! Bisogna posizionarsi sul lato della
pecora prenderle il muso e fargli ruotare la testa di 180 gradi, in modo che la
povera bestia, se non vuole rompersi il collo, deve lasciarsi andare per terra.
Poi la si solleva per le piccole zampine anteriori, facendo bene attenzione a
tenere la testa il più dritta possibile per evitare che scalcino.
In genere, però, nelle centinaia di immensi
recinti in cui è suddivisa la proprietà, gli animali vengono condotti o su motociclette
da cross o su quad oppure su un cavallo.
Finalmente ho avuto una motocicletta a marce per
il mio compleanno! E nonostante il primo giorno mi sia quasi andato a
schiantare contro un albero, devo dire che me la sono cavata piuttosto bene. Ma
mai come sul cavallo.
Little Jonny, questo il nome del “ronzino” che
mi hanno assegnato, sembrava uno dei più facili e mansueti, soprattutto per le
sue dimensioni non troppo grandi, anche se il suo passato nelle corse ippiche,
abituato a cavalcare a grande velocità verso il traguardo, era ancora un
ricordo vivo della sua memoria.
Non avevo mai galoppato prima su un cavallo,
forse neanche andato al trotto (LJ in quello era pessimo, ha distrutto la
schiena a tutti quelli che l’anno cavalcato), ma dopo dieci minuti con sorpresa
mia e di tutti ero già lì che galoppavo abbastanza tranquillamente nel paddock. Così sono passato subito alla
fase successiva: il mastering su un
cavallo. Nonostante il mal di schiena causato dallo sballonzolare lentamente
sul terreno scosceso al passo con le lentissime mucche, l’andata è stata
assolutamente senza problemi. Condotti gli animali in un recinto a quasi
cinque-sei chilometri dal punto di partenza, bisognava soltanto tornare
indietro.
E Little Jonny odia arrivare secondo. Famoso
per essere difficile da fermare quando parte in quinta, si è catapultato a
proiettile non appena aperto il primo gate
con me sopra che urlavo “FUUUUUUUUUUUUUCK!!!!”. Scena molto divertente da vedere da fuori. Finché
dopo un bel po’, forse illuminato da una intuizione derivata da qualche grado
di parentela equinofilo, tenendo le redini ben strette, le ho spostate
violentemente verso sinistra riuscendo a far virare il cavallo che, dopo aver
decelerato per la curva, è stato più facile da fermare.
Qualunque cosa succedesse di giorno però, ogni
sera ci si ritrovava tutti insieme attorno ad un bellissimo falò, sotto una
coperta di stelle, qualcuna anche cadente, con il fumo grigio che saliva in
alto confondendosi con quello bianco e lontanissimo della via Lattea.
E tra una birra e l’altra, tra una chiacchera
e l’altra, si rimaneva spesso incantanti nel guardare quei tronchi di legno
bruciare, veloci come il tempo, lasciando alla fine della settimana solo una
montagna di cenere. Ne ho presa un pochettino e mi sono sporcato le mani, per
ricordarmi che tutto passa velocemente e che ogni legno va bruciato fino
infondo per godere pienamente del suo calore, perché le notti a cinque gradi
dell’outback sono veramente fredde.
Ora sono a lavorare in una bellissima fattoria
più verso la civiltà, a Scone, a “sole” tre ore e mezzo da Sydney, proprio
all’inizio dell’outback. Sono per ora tre settimane in cui il lavoro è quello
di marchiare le pecore. Poi non so se mi terranno qui per un po’ di più o mi
lasceranno andare. Dipende da quanto sarò bravo o se ci sarà ancora del lavoro
in cui io posso essere utile. Ma come dice Nils, un mio compagno di corso
tedesco, “ Never make a plan in Australia”.
La fattoria si chiama Rossgole, e occupa una immensa
collina in cima alla quale c’è la villa-reggia di Frank, il padrone della
tenuta, e della moglie inglese. E’ sicuramente uno dei posti più belli in cui
io potessi capitare. Ho la mia macchina (con il volante rigorosamente a
destra), la mia stanza, la mia cucina, e un paesaggio sterminato tutto intorno
a me. Spero davvero di fare bene. Come andrà, lo racconterò prossimamente.
Quando e dove non lo so ancora…