Questione di quoziente intellettivo
I più malefici possono insinuare che la ragione del comportamento di
Mate fosse una pura questione di denaro. Essendo fissata una quota di circa il
15% del pescato per l’equipaggio, ripartita in base all’esperienza e alla
performance lavorativa, il continuo lamentarsi della crew avrebbe portato ad
accrescere la sua percentuale rispetto alla nostra.
In realtà, per quanto non sia una ipotesi da escludere, il vero motivo
era un altro.
Ho già scritto di come Mate durante tutto il viaggio abbia cercato di
dimostrare di poter diventare un bravo skipper e la prima skill richiesta ad
uno skipper è quello di saper scegliere il proprio equipaggio.
Decky aveva lavorato con Mate su un’altra nave, un anno prima. I due,
nonostante la differenza abissale di esperienza (per Decky era stata quella la
prima esperienza), erano entrambi Deckhands e insieme si erano trovati molto
bene. Nonostante già allora il loro capo fosse molto scontento di Decky, Mate pensava
che il basso rendimento del ragazzo fosse dovuto al fatto di essere
costantemente tenuto sotto pressione e che in realtà lontano da quei rimproveri
infondati sarebbe stato un ottimo elemento. Per questo lo aveva chiamato
personalmente e gli aveva dato il lavoro dopo aver insistito con il Capitano per
la sua assunzione. Ma la situazione per DEcky non sarebbe poi stata così
diversa rispetto al trawler precendete.
In realtà a mio avviso era davvero bravo. Il suo problema era di natura
caratteriale. Non voglio entrare in dettagli troppo personali, di cui la mia
scarsa istruzione in psicologia e un velato senso di rispetto mi impediscono di
parlare, ma la situazione famigliare complicata (anche in questo caso) e
l’ambiente dove il ragazzo si era trovato a crescere avevano prodotto in lui qualcosa
che potremmo chiamare “sindrome di Batman”.
Il nome del supereroe non è scelto a caso, in quanto il primo ricordo
che ho di Decky e del suo arrivo in barca sono questi due enormi sacchetti di
fumetti del Cavaliere oscuro, le cui imprese in versione cinematografica hanno
consumato il lettore DVD della Galley. Giorno per giorno.
Lui doveva fare tutto, lui doveva essere il migliore, lui e solo lui
poteva fare determinate cose, perché era muscoloso, perché era alto, perché era
bravo, perché si doveva far assolutamente vedere, perché doveva dimostrare tutto
ciò agli altri e a se stesso.
Insomma, era un po’ come rivedere in uno specchio quella parte di me
che oggi, dopo la rovinosa caduta dal quad a Rossgole, dopo il fallimento
dell’esperienza di venditore a Sydney e dopo aver rischiato di non ottenere il
lavoro al corso in Coonabarabran, ha imparato la più semplice lezione della
vita “strafare=sbagliare” e in certi ambienti è anche sinonimo di pericolo.
A questa Bat-sindrome si univa un irritante atteggiamento di
superiorità soprattutto nei pedanti sfoggi nozionistici e negli atteggiamenti
verso di me, suo pari, e verso i suoi superiori, dovuto al fatto, a mio avviso,
di essere stato “montato” fin da piccolo per il suo alto quoziente
intellettivo.
Il test del QI viene sottoposto regolarmente agli studenti australiani,
a mio avviso in maniera pericolosa in quanto figlio di una deriva positivistica
che assolutamente non determina le
capacità e l’abilità che il bambino potrà sviluppare nella crescita e il
successo che da queste potrà ricavare nella sua vita, come dimostra
esemplarmente la storia del collega Forrest Gump o quella di chiunque altro al
mondo, pur non avendo le doti ricercate nel test, è riuscito a eccellere con le
sue proprie qualità.
Fatto sta che Decky era veramente dotato a livello logico e matematico,
in grado di svolgere a mente calcoli matematici complessi come moltiplicazioni
a tre o quattro cifre, ma aveva una memoria e una capacità di concentrazione
praticamente nulle.
Dalle piccole cose alle più grandi. Da dimenticarsi di pulire il
microonde dopo che il Capitano glielo ha chiesto gentilmente a tavola cinque
minuti prima, a dimenticarsi di spostare le scatole all’interno del freezer in
modo da far surgelare per bene anche quelle dell’ultimo shot. Da imbambolarsi davanti alla televisione e
metterci ore ed ore a cucinare la cena e la colazione, togliendo a tutti minuti
preziosi di riposo, all’episodio più grave di tutti: l’aver ributtato in mare
una gigantesca pearl-shell, contrariamente all’esplicito ordine del capitano, una
conchiglia che probabilmente al suo interno custodiva un valore di qualche
migliaio di dollari e che il Capitano aveva già nell’eccitazione promesso alla
moglie come regalo per il ventesimo anno di matrimonio, dopo aver navigato per
più di un’ora alla ricerca di ricezione sul proprio telefono.
E così ogni giorno dovevo sorbirmi il ritornello “he’s got 140 IQ, But
it’s more stupid than me!” con il sempre più imparanoiato Mate ferito dal fatto
che colui per cui aveva speso parole non si era rivelato all’altezza delle
aspettative. Così aveva smesso di fidarsi completamente di ognuno, accentrando
su di se tutto il lavoro, innescando la devastante reazione a catena di stress
che ha condizionato tutto il viaggio e che è culminata con un’altra rissa.
Un caldo pomeriggio della sesta settimana, dopo aver dormito in una
sauna a causa dell’ennesima paranoia di Mate che a furia di cercare di
abbassare la temperatura del condizionatore (già a 15 gradi!) aveva finito per mandarlo
in tilt, Decky si è iniziato a lamentare per essere preso troppo di mira and to be flustered in continuazione,
condizione secondo lui che lo portava a sbagliare continuamente e a non poter
far bene il proprio lavoro.
Ne è nato uno scambio acceso di battute di cui non conosco il
contenuto, in quanto io dalla cucina osservavo la scena tranquillamente davanti
ad una tazza di caffè, proprio dal buco nella parete lasciato dal defunto
condizionatore. I due infondo era un mese che si lamentavano l’uno dell’altro
(in realtà Mate sparlava di me con Decky e di Decky con me indistintamente) ed
avevano bisogno di un chiarimento. Ma poi il pazzo del villaggio ha iniziato ad
accusare il nostro integerrimo supeeroe di essere un ladro per la sua odiosa abitudine
di rovistare un po’ troppo nel frigorifero e di tutta risposta il giovane gli
ha rinfacciato di essere peggio (cosa su cui non si può non essere d’accordo).
Insomma un battibecco tra due bambini che aspettavano solo un pretesto per
alzare le mani.
Così Mate, che fino a quel momento era seduto con la sigaretta in
bocca, facendo finta di leggere un libro, con la rapidità di un bradipo stanco
si è alzato e ha caricato il destro diretto alla faccia di Decky che, dopo aver
bloccato il pungo senza grandi difficoltà, è passato rapidamente al
contrattacco e con una mossa d’arti marziali ha stretto il braccio
dell’antagonista in una morsa dolorosa.
Se parlate con Mate oggi, ovviamente, vi dirà che lui ha avuto pietà
del giovane e non ha voluto fargli del male, la realtà è che se Decky non si
fosse controllato probabilmente quel braccio glielo avrebbe rotto, mentre
l’altro ordinava invano di lasciarlo andare piegato sulle ginocchia.
E io ero lì, tranquillamente a bermi il mio caffè, sgranocchiando
biscotti come al cinema i pop corn.
“Una volta sono stato in mare 253 giorni, è stato il viaggio più lungo.
52 giorni o 253 passano esattamente allo stesso modo”. E’ incredibile come
passa velocemente il tempo su una barca, come questo si avviti su se stesso
sempre uguale, senza sosta.
E così di tutto quello stress resta solo il ricordo appannato da
altrettanti momenti belli e di risate, come quelle che ci siamo fatti io e il
capitano, osservando quei due continuare a discutere ancora e ancora per
un’altra ora, ma senza più arrivare alle mani ( probabilmente Mate si era reso
conto che era meglio astenersi dal contatto fisico). A distanza di quasi una
settimana dal nostro ritorno in porto, nonostante sulla nave abbia cercato di
sostenere Decky, devo riconoscere che, risfogliando i ricordi nella mia
memoria, a dire il vero, Mate non aveva tutti i torti.
Diceva che Decky poteva sortire più velocemente di quello che faceva. E
in effetti l’ultima settimana, preso dalla voglia di rivalsa dopo che, per
ridere, il Capitano gli ha ordinato di indossare per una giornata intera una
virile mini-gonna nera, in quanto come le donne “aveva sempre da rispondere e
da ridire”, andava al doppio della velocità.
Diceva che prima o poi le disattenzioni del ragazzo avrebbero fatto del
male a qualcuno e in effetti un paio di episodi sono stati davvero pericolosi.
I serpenti marini che finiscono sul tavolo da sorting vengono presi per la coda
e velocemente rilanciati in mare, prima che qualcuno ci possa finire vicino
senza accorgersene. Buon senso vuole che si avvisi il proprio compagno in modo
che si possa spostare. Ma Decky di buon senso ne aveva ben poco ed è così che
mi è arrivata in faccia una frustata di uno degli animali più velenosi del
mondo, grazie a Dio, senza alcuna grave conseguenza.
Ma non sono stato l’ultima vittima. L’ultimo giorno in porto il figlio
di 9 anni del Capitano si stava divertendo a pulire i freezer in fase di
scongelamento della barca e sia mai che qualcuno, specialmente un bambino,
possa svolgere un lavoro sotto i suoi occhi senza che lui intervenga!
Così per far funzionare la pompa per aspirare l’acqua ha posizionato il
peso da 5 kg di piombo della bilancia sul cavo nero d’alimentazione esattamente
al bordo del freezer dove lui e il bambino stavano lavorando.
Risultato: il bambino ha tirato sbadatamente il filo e, dopo un volo di
un metro e mezzo, il peso di piombo è atterrato sulla testa di quest’ultimo,
dopo aver smorzato, per fortuna, la propria velocità sul braccio (è proprio il
caso di dirlo) dell’imbecille.
E’ vero, il tempo sulla Angelina Star è stato a volte molto stressante,
come le pagine del mio sgrammaticato diario di bordo raccontano. Ma
nell’entrare nel ruolo del pescatore, oltre a divertirmi a far crescere la mia
barba come un vecchio lupo di mare ho anche imparato quella sottile arte di
dimenticare e oggi quei momenti passano
nella mia testa leggeri come nuvole, sovrastati da un ‘immensità di risate, di
cose imparate e di meraviglie impresse infondo ai miei occhi.
E così, come un buon uomo di mare, smorzerò tutta questa tensione con
la solita battuta o barzelletta di basso bordo o a sfondo sessuale, presa
direttamente dal ripetitivo repertorio del Capitano. (mi scuso per la volgarità
da bar, ma oltre ad aver promesso che avrei raccontato questa barzelletta ai
miei amici una volta tornato a casa, è una significativa esemplificazione della
“comicità di mare”).
C:Hey Gab, what are nuts on the
wall? Wallnuts. What are nuts on your chest? Chestnut
And what are nuts on your
chin?
Io: Chinnuts?
C: No, a mouth full of cocks!
Nessun commento:
Posta un commento