Introduzione al magico e folle mondo del cavallo.
Sabato
di lavoro a Yarraman Park, come da regola, solo il secondo weekend è off.
Sveglia alle 5.40 del mattino, una bella tazza di caffè, un paio di jeans, due
carezze a Mate, il cane della mia
problematica coinquilina australiana, e quattro passi di numero per arrivare
alla stazione.
Dopo
una settimana, pensavo fosse tutto più noioso e difficile. E invece devo dire
che non è affatto male, anzi.
Certo
c’è da dire che il giorno in cui sono arrivato qui si era organizzato il party di fine stagione e Dicembre è uno
dei periodi meno impegnativi e impegnati dell’anno, almeno per la parte della
farm in cui lavoro io, quella che si occupa delle mares e dei folds, ovvero
delle cavalle che circa 11 mesi fa sono state ingravidate da uno dei tre
possenti stalloni della proprietà e dei cavallini appena nati (che in realtà
dopo soli 10 giorni sono già belli
grossi che a guardarli c’è da avere un po’ di apprensione per la povera cavalla
che li ha messi al mondo).
Alcune
sono ancora incinta o hanno appena iniziato la lunga gravidanza. Ogni 3-4
giorni a settimana, quando viene la veterinaria scozese a visitare le cavalle,
allungando un po’ l’occhio sul suo computer si può vedere lo spettacolo dell’ecografia
del piccolo puledrino che si sta formando pian piano nella pancia. E’ abbastanza impressionante vedere anche la
veterinaria indossare un lunghissimo guanto di plastica usa e getta e infilare
tutto il braccio su per l’ano della cavalla (è infatti dallo sfintere
posteriore che il piccolo sondino dell’ecografia, dopo aver estratto i
pezzettoni di cacca dall’ultima parte dell’intestino, riesce a cogliere le
immagini dell’utero).
Ma
qual è il mio lavoro quaggiù?
Alle
6, dopo aver agganciato un piccolo trailer
al quad, con un secchio abbastanza grande e un rastrello si parte per la
pulizia degli yard e delle stalle, ovvero detto terra terra si raccoglie la
quantità industriale di cacca che puledri e madri hanno prodotto durante la
notte.
Verso
le 8, dopo aver svuotato in discarica la fruttuosa raccolta, si torna a casa
per una mezz’oretta di pausa-colazione. Dopo di che, a secondo di quanto arriva
la veterinaria, si va nei vari yard a prendere i cavalli scritti nella lista
appesa nella “vet house”. Contando
che ci sono più di 250 cavalli della nostra sezione, con i nomi più disparati e
strambi, divisi per una quarantina di
paddock, i primi giorni l’impatto è un po’ traumatizzante.
Ma
il lavoro non è difficile. Una volta imparato ad allacciare la briglia al collo
della cavalla alla australiana non c’è niente altro che richieda un training
speciale. Ci si siede sul quad con le gambe entrambe verso sinistra, le briglie
nella mano dello stesso lato e piano piano si tira la cavalla fino alla vet house, con il suo piccolino che,
senza bisogno di briglie, la segue allegramente e quasi sempre
fedelmente(mannaggia a loro, che sono così tonti che a volte si confondono e si
mettono a seguire un’altra cavalla pensando che sia la loro madre).
Ma
anche nella semplicità di questi lavori bisogna stare in campana.
Punto
primo, bisogna ricordarsi di chiudere tutti i cancelli da cui si entra e
chiuderli il prima possibile per non far uscire i cavalli che altrimenti
correrebbero in giro liberamente per la proprietà con il rischio di danneggiare
qualcosa o, peggio, di farsi loro del male.
In
secondo luogo, bisogna tenere le briglie bene in pugno, perché se il cavallo
dovesse scappare con le briglie al collo, c’è un’alta probabilità che queste
gli si attorciglino ai piedi, facendogli rompere una gamba o l’osso del collo.
Terzo,
i cavalli sono animali sensibilmente stupidi e si inchiodano sul posto senza un
motivo, così di punto in bianco. E guidando a 15/20 all’ora sul qaud, non è
così raro slogarsi una spalla o il polso.
Punto
quarto. I cavalli possono scalciare. E i puledrini non sono ancora molto ben
abituati al contatto umano. Soprattutto nei boxes
delle stalle, dove lo spazio è piccolo, e dove puntualmente i cavalli
stanno in piedi proprio dove dovresti pulire, you have to keep a sharp eye.
Finito
il lavoro con la veterinaria, dopo aver riportato i cavalli alle rispettive
case, per quanto mi riguarda, ho di solito un paio di compiti: o arare i campi,
in modo da far crescere più erba possibile, o preparare nell’infernale macchina
modello 15-18 le misture per dare da mangiare ai cavalli.
In
un enorme mixer, veramente, ma veramente vecchio, vengono mescolati insieme oats, pellets, oil, chaff, proteine,
minerali e varie ed eventuali, secondo old-fashioned (questo è proprio l’aggettivo
usato dal mio capo) ricette. Oats and
Pellets sono contenuti in enormi
cisterne esterne, da cui vengono risucchiati 180 kg per ognuno solamente
premendo un bottone, ma gli altri ingredienti sono disgraziatamente contenuti
in bags di plastica o cartone di
circa 30-40 kili che devo sollevare e portare a mano con grande gioia della mia
schiena e delle mie spalle.
Una
cosa è certa: lavorare in campagna è il miglior modo per farsi crescere i
muscoli senza spendere soldi per fare palestra.
Una
volta che le pale metalliche hanno mescolato a sufficienza gli ingredienti, i
circa 600 kili di cibo (per una mistura singola) fluiscono in una piccola
cisterna squadrata, aprendo e chiudendo con una leva una piccola botola sul
fondo. Qui un tubo di plastica, tramite una piccola ventol risucchia (o
dovrebbe succhiare) la mistura verso un altro tubo metallico sotto cui si
posizionano di volta in volta i sacchi da riempire, circa una ventina a volta.
(Per dare una rapida idea, con una busta si nutrono 5 cavalli)
Ma,
soprattutto quando bisogna preparare la mistura speciale per la preparazione
degli yearlings, la mistura troppo
secca e densa si blocca nella piccola cisterna squadrata, creando una specie di
bolla d’aria che impedisce del tutto al tubo di risucchiare il cibo. L’unico
modo per sbloccarlo è interrompere ogni volta il lavoro e con un tubo di gomma
rigida, stantuffare come dei matti (e quando dico matti, intendo “imprecando
contro il firmamento, perdendo 8 kili di sudore ogni volta”), in modo da bucare
il piccolo blocco denso formatosi, creando una piccola voragine al centro, in
cui il cibo possa ritornare a cadere dalla botola direttamente sopra la
ventola. Tutto ciò accade almeno una ventina di volte, e un lavoro che
normalmente dovrebbe richiedere 45 minuti, si trasforma in un inferno di 2 ore,
in cui tutta la calma e la pazienza accumulate nel ritmo lento e spiritualmente
rilassante (e non lo dico per scherzo) della pulizia degli yard o dell’aratura
dei paddock svaniscono di colpo.
Ma
ho nominato gli yearlings e non ho
ancora parlato dell’altra parte della farm, quella appunto che si occupa di
questi giovani e promettenti cavalli da corsa che a Gennaio saranno portati
verso la Gold Coast, dove verranno venduti all’asta.
Di
là hanno un periodo maledettamente busy,
con gli ultimi preparativi e allenamenti per presentare al meglio gli animali
tra ormai meno di 20 giorni.
E’
simpatico vedere alcuni allenamenti dei cavalli. Penso che tutti abbiano
presente la ruota del lunapark, quella per bambini che gira piano piano in
tondo e su e giù, dove puoi salire sulla carrozza di cenerentola o quella del
far west, sul cavallino o sul bruco. Ecco, se ci togliete le mille luci e la
voce che ogni 5 secondi ripete “forza gente, un gettone 1000 lire, cinque
gettoni 5000 lire”, avrete chiara l’immagine del mega ruotone in cui i cavalli
girano in tondo ore camminando annoiatamente in circolo, spinti e separati
l’uno dall’altro dallo stesso meccanismo delle porte girevoli dei grandi centri
commerciali o delle banche.
Tutto
ciò per rafforzare la muscolatura delle gambe.
Gambe,
che da quello che ho appreso, devono essere perfettamente dritte, in quanto
questo è un parametro che occupa una buona parte della valutazione per un
cavallo da corsa. Per questo in questo
periodo i piccoli appena nati, dopo una ventina di giorni, vengono sottoposti a
delle vere e proprie operazioni chirurgiche per ruotare le ossa della gamba in
modo che crescano perfettamente in modo corretto.
Questa
è solo la prima parte di ciò che accade qui, il resto lo svelerò a poco a poco:
la prossima puntata parlerò delle quantità industriale e imbarazzante di soldi
che girano in questo folle mondo delle corse dei cavalli.
Non
potrò entrare nei dettagli troppo in particolare, perché nel contratto che ho
firmato c’è una clausola di confidenzialità, per la quale noi non possiamo
rivelare troppo su cosa accade qua, né i nomi dei cavalli, né come, quando, se
vengono sottoposti a varie operazioni o regime alimentare o training speciali.
Da
questo punto di vista mi sento un po’ come nei laboratori segreti degli
scienziati americani sperduti nel deserto del New Mexico, che studiano le
reazioni dell’uranio per costruire la bomba atomica.
Dico
solo che alle 3 ogni pomeriggio c’è un altro turno di raccolta cacca negli
stessi identici yard che abbiamo pulito la mattina, tutto ciò per dare l’idea
di quanto vanno di corpo quelle maledette creature. Io gli preparo il cibo, io
ne raccolgo i resti. Ognuno, infondo, deve prendersi la responsabilità delle
proprie azioni.
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