venerdì 9 novembre 2012

Oh cavallina, cavallina storna...


Grande nazione di cavalli e “equinofili” l’Australia.
Martedì scorso quasi centomila persone erano radunate all’ippodromo di Melbourne per la finale della Melbourne Cup, una delle più famose horse races del mondo. Una data segnata su ogni calendario, un evento che come la finale di Champions league di calcio in Europa calamita un sacco di persone davanti alla televisione.
Ha vinto un fantino di Hong Kong, su un cavallo australiano addestrato da un italiano. Più tipico di così!

Pensavo sinceramente di aver scritto ormai tutto per questa settimana, che nulla di più poteva accadere. Guidavo il mio quad su quei cinque minuti di strada sterrata che separano la mia stanza e la casa padronale dove ci si riunisce ogni sera per la cena. L’imbrunire rendeva come al solito il paesaggio di Rossgole quasi surreale, gli alberi dipingevano di nero i loro profili in lontananza mentre il vento allungava le nuvole diluendo il colore blu del cielo nell’arancio rovente dell’ultimo spicchio di sole dietro la collina.
Non so cosa mi abbia fatto girare la testa verso est, ma laggiù, nel paddock dei puledri appena nati, erano parcheggiati due utes.
Fos questo pomeriggio aveva portato una cattiva notizia. La cavallina appena nata qualche giorno fa non sembrava in grandissime condizioni, ma non essendo esperto in materia, aveva preferito chiamare Hayley e Frank per chiedere un’opinione.  Per fortuna dopo tre stalloncini consecutivi era nata una femmina. I maschi dei cavalli, alcune razze, sono meglio per le corse. Le femmine, invece, vengono usate nel Polo, lo sport più praticato qui nell’Hunter Valley.

Il primo ute era sicuramente quello di Frank. Ma a fianco in lontananza c’erano altre due figure, vicino ad una macchina color argento.  Erano i verterinari, marito e moglie, amici di famiglia, accorsi non appena contattati e non appena appresi i sintomi che non facevano prevedere nulla di buono. Le urgenze per i veterinari, con tutti gli animali che girano qua intorno, sono all’ordine del giorno qui (a volte anche all’ordine della notte).

Il piccolo corpicino era disteso a terra, già circondato da qualche mosca, come al solito, impertinente. La madre girava lì attorno, non troppo da vicino,  faceva a volte finta di niente, brucava l’erba, ma intanto girava la testa verso di noi e a volte si avvicinava giusto per dare qualche amorevole leccatina alla piccola. Come una donna stava lì, lasciando che i dottori visitassero la figliola, e da lontano sembrava dire “Vedrai, gli uomini. Loro sistemano sempre tutto, non temere. Ne ho visti di uomini, hanno sempre un rimedio per tutto”.

“Incredibly Unlucky”. Il veterinario con le braccia conserte stava finendo di riepilogare la situazione a Frank.
Quando il sangue di uno stallone non è compatibile con il sangue di una cavalla, quest’ultima sviluppa degli anticorpi appositi, che di solito sono innocui per il puledro. Capita, rarissimamente, che nelle milioni combinazioni di geni, il padre sia negativo e la madre positiva a qualcosa che ci deve essere scritto in qualche libro di medicina per animali avanzata. Così che gli anticorpi della madre contenuti del Colostrum, il primo latte materno, invece di proteggere il nuovo corpicino, attaccano i globuli rossi e li distruggono.

Che strana la natura. La stessa fonte di vita distrugge la vita stessa che ha creato.
Era stupido chiedere a che cosa servisse quella puntura dritta nel collo della puledra. La chiamano “green sleeping”, un sonno profondissimo dove i confini con la morte sbiadiscono come le figure nere degli alberi nel cielo sempre più scuro dopo il tramonto.

Chissà se la mamma era abbastanza intelligente da capire che la sua piccola non stava semplicemente dormendo. Chissà quanto è traumatica la morte di una piccola per un cavallo o per un animale in generale. D’altra parte le pecore e le mucche sembrano quasi non riconoscere i propri figli in mezzo alla moltitudine di agnellini, è come se i loro figli fossero in comune nella mandria e non appartenessero più a una madre, ma a tante.

Il tramonto di Rossgole si è improvvisamente sfuocato dietro ai miei occhiali, giusto per un attimo. La madre era lì vicino alla piccola, le macchine erano ormai già lontane. La puledrina lì distesa a terra ancora respirava.  E il suo respiro era come una piccola brezza che pian piano portava via la sua anima, o qualcosa del genere, e la portava lontano, lassù, per conservarla preziosa fino al nuovo giorno, quando sarebbe ritornata sotto qualsiasi altra forma.
D’altra parte gli scienziati dicono “Nulla si crea e nulla si distrugge”, i filosofi “Tutto scorre”.
C’è una grande verità nascosta nelle profondità delle onde di queste colline. Lo spirito la intuisce, ma non la dice….

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