Certi Lunedì sarebbero da incorniciare. Lunedì
soft, che passano leggeri come le nuvole, spinte dal sussurro sonnacchioso del weekend.
Certo la sveglia suona sempre alle 6.20, mentre
l’arancione del sole si sta appena appena scolorando, ma dentro la cucina ti
aspetta una gigantesca fetta di pane e Nutella (made in Australia) e una tazza di thè fumante, che sembra si faccia
da sola da quanto è comodo il bollitore elettrico.
Verso le 7, dopo essersi infilati pigramente i
mitici scarponi cinesi da 50 dollari ancora miracolosamente intatti, si parte
con il quad per il giro del rifornimento delle truppe: corns per i rams, frumento
o qualcosa del genere per i puledrini e le loro mamme.
Se si esce indenni dall’imboscata dei pecoroni
che mi aspettano ogni mattina davanti alla porta della mia camera, sapendo da
dove viene il cibo, per le sette e mezza si è pronti per la riunione alla Station con il sorridente “Good morning
Gabe!” di Frank, Kev, e Fos. (sono sempre il primo ad arrivare. Ciò per chi mi
conosce è un cambiamento epocale.)
Oggi, dopo la pioggia di Venerdì, giornata di
pulizie e riparazioni.
Innanzitutto quella del quad che ho fatto
precipitare giù dal pendio settimana scorsa. Lavato, tirato a lucido, caricato
sul retro del pick-up, e pronto per essere spedito all’officina della città.
Task 2 sollevare la gabbia metallica per il
trasporto degli animali dal rimorchio del TIR. Lavoro abbastanza semplice fatto
usando due tubi metallici che, inseriti in quattro piedistalli, passano da una
parte all’altra della gabbia immobilizzandola. Così questa, abbassando le
sospensioni del camion, rimane sollevata e il rimorchio resta libero, senza più
alcuna copertura. (due righe per spiegare 40 minuti di lavoro).
Dopo lo smoke
(la pausa di metà mattina), una bella tazza di caffè e i cracker burro e
fantasia, verso le 10.30 io e Kev partiamo con la mitica Auto blu alla ricerca
delle falle nelle recinzioni ai confini della proprietà.
Prima di tutto vorrei provare a descrivere la
nostra AutoBlu, che sicuramente non ha nulla da invidiare alle sue colleghe più
famose destinate (giustamente o meno) ai politici italiani.
Innanzitutto è un pick-up che non si usa quasi mai, ma dato che il quad è in
riparazione e l’altra macchina ha una falla gigantesca nel radiatore, è stato
rimesso in servizio, nonostante probabilmente sia stato messo per la prima
volta in moto da Ford in persona.
Senza clacson, con gli specchietti rotti, i
sedili sfondati, il cambio che va per conto suo, la porta che non si chiude, è
un modello che farebbe concorrenza alla Subaru SV di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Con cotanta auto, la cui velocità varia, secondo il tachimetro, da 0 a 180 in
mezzo secondo (miracolo della meccanica) ci siamo avventurati per le colline di
Rossgole, ai confini della proprietà.
Il motivo è semplice. Le pecore del vicino si
divertono ogni tanto a sconfinare per i nostri paddock, sfruttando le buche
scavate dai canguri sotto le recinzioni e qualche filo che con l’andare del
tempo si rompe. “Sono furbe, sono tante e sono organizzate!”.
Ma controllando una recinzione di una decina
di chilometri, abbiamo trovato fondamentalmente solo tre buchi, e così due ore
e mezza sono volate sobbalzando allegramente sul sedile dell’autoblu,
rigorosamente senza sospensioni e servosterzo.
Mezzogiorno: Lunch time. Lasagne, due uova con un po’ di formaggio, aprire il
pollaio per lasciare gironzolare le galline un po’ per il backyard, raccogliere le solite 7-8 uova appena covate, and that’s it, pronti all’azione.
Azione non molto spumeggiante today: Pomeriggio passato interamente a
tagliare gli alberi e i rami danneggiati dal temporale e a raccogliere quelli
caduti per terra. Lavoro, il mio, non molto difficile, in quanto gran parte del
lavoro è stato svolto dal super nuovo trattore Fiammeggiante modello Puma, con un
manuale d’istruzioni pari a quello di Anatomia di uno studente di Medicina.
Così dopo la solita pausa caffè delle 3 e
mezza, e dopo aver ripulito chilometri di proprietà, alle 5 e mezza mentre il
solito vento freddo della sera si stava alzando, montato sul quad con i secchi
pieni dei corn della mattina per i
rams, sono tornato a casina.
Ore 19.00 come al solito la cena.
Ma prima…
I Kakatooa (credo si scriva così) sono degli
uccelli bellissimi. Bianchi come la neve, con delle piume finissime che si
colorano dei raggi del tramonto, e una cresta gialla fluorescente da fare
invidia ai punkettoni più estremi. In Australia ci sono degli animali favolosi
che fanno i versi più strani del mondo. Il Kakatooa per quanto uno di questi,
gracchia e ha la brutta abitudine di emigrare nel giardino di casa Bragg ogni
estate appollaiandosi sull’albero sopra i fili della biancheria, in uno stormo
pronto a bombardare, scacazzando qua e là e abbattendo letteralmente rami su
rami.
Così è iniziata ufficialmente la stagione de
“il tiro al piccione”. Un fucile da caccia normalissimo, Merberg INT’L 82,
qualcosa del genere, con una sola canna, e un mirino spettacolare da gioco
della playstation, con cui fallire è praticamente impossibile, anche
nell’oscurità.
Ci si apposta nel portichetto vicino alla
porta di casa. Silenziosi(ma poco importa, dal baccano che fanno lassù sui rami
non si accorgerebbero di nulla) si imbraccia il fucile, si prende la mira e
booom!
Come coriandoli bianchi lanciati in aria da un
bambino, gli uccelli si dileguano velocemente dai loro rami, tutti, eccetto
uno, che volteggiando in cerchi sempre più piccoli, lentamente si schianta al
suolo. Il piumaggio bianco non lascia
intravedere la ferita mortale. Non c’è traccia di sangue. Solo la morbidezza e
la bellezza delle piume che ricoprono una carne, neanche tanto buona da
mangiare, e che aspetta solo di essere bruciata dall’inceneritore.
Tutto sembra così inevitabile nel ciclo della
natura di Rossgole.
Tutto vive, si nutre, parla, grida, corre,
vola, e poi in un istante si ferma. E mentre si ferma, Tutto continua come se
niente di fosse fermato. Il fumo che viene dal cilindro di cemento è incessante
e ha sempre bisogno di legna. Legna che era di un bellissimo eucalipto e che
ora è dispersa in mezzo alle sterpaglie di un paddock. Sterpaglia brucata da un
piccolo agnellino che hai tenuto tra le braccia e di cui hai sentito battere il
cuore, e il cui fegato ora è lì deliziosamente nel tuo piatto con le patate e
le zucchine enormi dell’orto appena dietro il giardino.
E ogni sera il tramonto è bello come la sera
prima, e ogni sera il vento continua a soffiare, spargendo la cenere sulla
terra e le mosche continuano a ronzare e ronzare e anche se ne schiacci una,
dieci, cento, ce ne sono sempre altrettante appollaiate sulla tua spalla.
Tutto ha un suo senso al di là di quello che
la mente o il cuore dell’uomo gli ha dato. Tutto si compone di minuscoli
niente. Tutto è vita e tutto è cenere.
Lavorare in farm non è poi così male, anzi,
sembra essere una bella vita.
Mentre tornavo verso la mia stanza sul mio
quad, alle 20.30, dopo la cena, pensavo in mezzo a tutta questa terra
sconfinata che uno degli svantaggi è la solitudine.
Forse a vent’anni. Ma a quaranta, con una
moglie, una casa, due figli, il mercoledì a giocare a tennis e il weekend sulle
spiagge di Sydney (nonostante le 3 ore di macchina), si è poi così soli?
Infondo mi domando se non sia lo stesso in
città. Hayley e Frank ogni settimana hanno qualcuno a cena o vanno fuori a cena
da qualche amico. In città spesso capita una volta ogni mese.
E gli amici, beh, le cose si sa come vanno.
Gli amici ci sono ogni giorno finché non trovano la fidanzata e finché fai
parte della loro scuola o del loro lavoro. Per il resto sono soltanto cene e
birre, e racconti di settimane o mesi passati a non vedersi. O almeno così è
sempre successo nel piccolo quartiere di città dove sono cresciuto e così penso
sia l’andamento normale della vita.
In sei settimane, non c’è stato giorno che
sono tornato a casa prima dell’orario di lavoro perché non c’era niente da
fare, e anzi spesso sono fortunato se alle 5.40 sono sotto la doccia, pensando
che un altro giorno è già volato via. Anche in giorni come questi Easy Monday di pulizie c’è qualcosa da
fare. Quindi neanche si può dire che ci si annoia, o meglio, non ci si annoia
più che in altri lavori.
Sarà, ma certe volte, in mezzo a milioni di
persone e mille cose da fare ci si sente più soli e più annoiati che in uno yard con una ventina di mucche…
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