Sono giornate un po’ sconclusionate queste. Sono giornate di risvegli
alle sei e mezza del mattino alla ricerca vana del corso di Yoga offerto dal
comune e finiti in camera da letto a ingannare il tempo guardando Arancia
Meccanica. Oppure di sveglie puntate alle 4.40 e di camminate di 40 minuti per
lunghissimi stradoni dove i lampioni latitano come le stelle nel cielo di
Milano. Per dove? Sarebbe romantico dire “per nessuna meta”, per “essere come
Forrest Gump e iniziare a correre e correre senza mai voltarsi indietro”.
Sono andato al piccolo porto dei pescherecci a cercare lavoro, laggiù
infondo dove non si intravede ancora la foce del fiume. Come Brisbane e Perth,
infatti, il maggior centro abitato del Nord Queensland non è stato costruito
sul mare. Questo è il motivo per cui qui non ci sono spiagge, ma solo la
piscina artificiale della Lagoon, nel petto delle due lunghe braccia di foresta
che si distendono verso l’oceano.
Come Brisbane, Cairns non è una bella città, ma una città che funziona.
E anche se le sue vie squadrate dalle case basse e prive di anima non mi sono
mai piaciute fin dal primo sguardo, quando ieri ho partecipato al primo
allenamento gratuito di Beach Volley con altre sessanta persone, tornando a casa
per la lunga Esplanade che costeggia l’ampia foce del fiume, accarezzato dalle
note della “Via en rose” di un busker flautista, non ho potuto non provare un
pochettino di incanto. Queste lunghe vie monocrome intrappolate tra l’acqua e le
montagne sono come quella ragazza bruttina con cui sei cresciuto: alla fine,
per quanto non sia una fotomodella, ti capiterà anche solo per un secondo di
notare un particolare che la rende bellissima.
Sono ormai sedici giorni che sono qui incastrato, molto più di quanto
avessi pianificato. Ho visto a poco a poco tutta la gente che abbiamo
incontrato durante il viaggio partire chi rassegnato perché non trovava lavoro
e chi semplicemente per proseguire il suo viaggio verso la Nuova Zelanda o
l’Asia. A loro posto c’è “la donna inutile” dell’agenzia, una ragazza grassoccia
e bassina, la cui “gobbaggine” è accentuata fortemente dal suo seno gigantesco non
propriamente così sexi. Lo dico con l’affetto di chi è una settimana che passa
di lì ogni giorno per trovare un lavoro e a cui non solo lei non è stata in
grado di trovarlo, ma ogni volta che c’è riesce immancabilmente a darlo a qualcun
altro per poi guardarmi e dirmi sorridendo, come fossi un idiota, “ Ho il tuo
numero, se c’è qualcosa ti faccio sapere”.
La prima volta l’hotel a Cooktown dove cercavano una coppia. Io e Alina
eravamo perfetti, l’unico problema è che cercavano gente sopra i 20, perché per
passate esperienze non si fidavano dei ragazzi/e troppo giovani. Ora Alina ha
18 anni, ma abbiamo con noi le buonissime referenze di Rossgole e Yarraman
Park. Secondo me, se avessimo potuto organizzare un colloquio, avremmo avuto
quasi certamente il lavoro. Ma quell’inutile maialino ha iniziato a grugnire e
a fare storie e non ci ha neanche voluto dare il numero di telefono né il nome
della struttura.
Lo so, povera, magari lei non c’entra niente. Spero di non essere
frainteso. Infondo se uno dei lavori in farm prevede di lavorare con piante
alte 1.70 c’è davvero il forte rischio che dall’alto del mio 1.75 rischierei di
perdermi nella foresta. Ma immancabilmente, ogni volta che mi presento a
sorpresa nell’agenzia per chiedere come vanno le cose, c’è sempre qualcuno che
sta firmando per un nuovo lavoro. Guarda un po’ che coincidenze…
L’altra macchietta da commedia dell’arte è il ragazzo filippino alla
reception del mio piccolo e risparmioso ostello che alla vista del mio
passaporto italiano ha iniziato a urlare “Uaglio!!!” e poi con scarsa fortuna
ha cercato di dirmi “Fattel passer”. Come si può intuire il proprietario
dell’ostello ha chiare origini meridionali. Ma a parte tutto lui è una delle
persona più buone al mondo e come molti asiatici è sempre sorridente.
Come quella maledetta cinese che dà da mangiare al Gilligans, dove
ancora mi intrufolo per mangiare la sbobba-meal
da 3 dollari al cui confronto la mensa delle elementari delle scuole
pubbliche italiane è altissima cucina.
Ora lo so, mi scuso, perché è la seconda persona che insulto, e
sicuramente la frustrazione per non avere ancora trovato lavoro e Arancia
Meccanica non mi danno molto autocontrollo, ma quando ti ritrovi davanti a un
sorriso stampato che per quanto tu possa implorare non ti darà più della
manciata di riso e del cucchiaino di carne per la tua cena, arrivati alle sette
e mezza di sera, la misura è quasi colma!
Soprattutto se poi capita come oggi che ti siedi di fianco ad un
ragazzo inglese che ha trovato 2 lavori in 2 giorni e allora ti si chiude
definitivamente lo stomaco.
Ti dici “qui per trovare lavoro, infondo, ci vuole fortuna”.
Questo ragazzo è andato in libreria per cercare un libro e parlando del
più e del meno il titolare gli ha detto che un’altra libreria nel centro
commerciale cercava un impiegato, se no chi penserebbe mai di andare in
libreria a cercare lavoro!
Oppure come i due ragazzi di Rimini che ho conosciuto qui, Adamo e
Bianco, che stavano passeggiando lungo la via di fronte all’agenzia, quando si
sono imbattuti nella donna inutile che aveva appena ricevuto una chiamata dal
porto per verniciare una barca. E dire che da quella agenzia c’ero uscito dieci
minuti prima…
Fortuna… una voce dentro ti dice che non è solo quello. E’ vero che ti
sei girato il porto dalle 5 del mattino alle 9, è vero che sei andato fino a
Port Douglas, è vero che hai dato il tuo curriculum a quattro agenzie, è vero
che hai lasciato venti altri curricula in giro più almeno un numero doppio
inviati su internet. Ma forse non è solo fortuna, forse è mancata un po’ di
convinzione di “sapersi vendere”.
Forse.
Però Lunedì mattina alle 9.20 ricevi una chiamata dall’agenzia (non quella
della donna inutile, una delle tante altre):
“Vieni subito, immediatamente. Hai una prova come cameriere oggi a
pranzo. Porta camicia bianca, pantaloni neri e scarpe nere”.
Ero al porto. Avevo appena finito di dare il mio numero a un paio di
pescatori per salpare con loro due mesi in mezzo al mare (domani, Mercoledì, la
risposta…).
Sotto l’umido appiccicoso del sole già rovente mi dirigo spedito verso
la città, pregando di non aver buttato via nelle pulizie di primavera la
camicia che mi ero portato dietro dall’Italia. Poco importa se è a maniche
lunghe o invernale. Andrà bene per una prova, poi provvederò a comprarne
un’altra.
9.30. Il telefono suona di nuovo.
“Qui è ancora l’agenzia. Guarda non c’è bisogno che vieni, qui in
ufficio è un gran casino e ho fatto confusione, scusami, ti richiamiamo appena
si libera un altro posto”.
E allora sapete cosa c’è?! Domani mi sveglio alle 6.30, ma per
guardarmi Milan-Barcellona e se proprio la sorte qui a Cairns mi è avversa,
Giovedì ho un aereo per Darwin. Si va a nord, a caccia dei soldi nelle reti dei
pescatori.
p.s. mi sono alzato alle 6.30 del mattino per vedere il Milan. Ma ho realizzato che gioca domani.
Non è proprio periodo.... =)
p.s. mi sono alzato alle 6.30 del mattino per vedere il Milan. Ma ho realizzato che gioca domani.
Non è proprio periodo.... =)
Nessun commento:
Posta un commento