Gli ostelli della East Coast australiana, tralasciando quelli delle
grandi città come Sydney e Brisbane che per ovvie ragioni di spazio presentano
qualche caratteristica differente, sono delle piccole strutture di lusso in
termini di backpacking: piscine, campi da beach, pub interni, bellissime sale
tv e punti di ritrovo e agenzie di viaggio interne con tantissimi sconti e
numerosissime attività. Un lusso che arriva a costare sempre sopra i 20 dollari
a notte, fino a 28-30 nei casi più eccezionali.
Io, però, non ero abituato alle camerate da 8, 16 letti, alle stanze di
gente assolutamente sconosciuta proveniente dalle parti più disparate del
pianeta, ai centinaia e centinaia di incontri diversi notte dopo notte…
Spesso chi, come me, non ha mai fatto prima una lunga esperienza di
viaggio all’inizio dell’avventura è un po’ diffidente e ha con sé qualche
dubbio, del tipo:
Problema numero 1: riuscirò a dormire?
In un contesto dove ognuno arriva e parte in giorni diversi, in cui
decine di pullman coprono una lunghissima fascia oraria e l’ubriacatura è
all’ordine del giorno, non è assolutamente possibile svegliarsi o addormentarsi
tutti contemporaneamente in una stanza.
O meglio se ti trovi con i deficienti della camerata da 16 letti con un
solo bagno di Noosa, che si sono svegliati alle 6 del mattino cantando felici e
spensierati perché stavano andando a Fraser Island, svegliarsi tutti insieme
non è poi così difficile.
Ma in generale non è semplice, soprattutto nei primi tempi quando non
si è abituati, non aprire le ciglia neanche una volta da quando ci si corica a
quando ci si vuole alzare la mattina dopo, con le sveglie dei cellulari a loop,
le porte che sbattono e il vicino coi piedi puzzolenti che russa.
Problema numero 2: dove fornico?
L’ostello a livello biologico è un concentrato a livelli di ormoni.
Soprattutto qui nell’estate australiana, tra i vestiti sempre più piccoli delle
ragazze, che sopra i sederi mezzi scoperti, sulla schiena, sembrano avere
scritto “cerco maschio per copulata notturna” e tra i surfisti in canottiera e
cappellino appena passati dal marmista per farsi ripassare il busto alla greca.
Insomma in una atmosfera dove ognuno ha da che bearsi gli occhi e dove il sesso
è considerato da entrambe le parti qualcosa che è meglio non restare senza per
troppo tempo, il fatto di essere in una camerata con tante persone può
costituire un problema. Oppure no.
Bianco e Damon, i due ragazzi di Rimini che in questi giorni un po’
incerti mi hanno fatto sentire un po’ più a casa con qualche risata e il gelato
del McDonald da 30 centesimi, sono finiti nel vecchio e caro Gilligans,
l’ostello-albergo-party house di Grafton Street, qui a Cairns.
La fortuna gli ha messi in camera con una spogliarellista
professionista, ma la sfiga gli ha anche appioppato un idiota di dimensioni
bibliche, che chiameremo qui per semplicità e vena umoristica maschio alfa.
Alle due di notte il maschio alfa torna in camera ubriaco marcio con la
sua polla. Lui dorme nella parte alta del letto a castello: troppo difficile in
quelle condizioni salire lì sopra. Ok, allora vada per il balcone. Dopo aver
svegliato mezza stanza nel goffo tentativo di farsi largo tra le valige, il
nostro eroe arriva a destinazione, dove inizia qualche preliminare
tattico-culinario con la sua ragazza in completa privacy: in balcone, appunto,
e con le tende spalancate
Nonostante non sia così comune negli ostelli imbattersi in scene hard
dal vivo, può capitare a uno o due metri di fianco dal tuo letto o sopra o di
sotto, accompagnato da sinistri cigolii e rumori che puntualmente finiscono per
invadere la tua riluttante attenzione.
Così, dopo 10 minuti di spettacolo, il maschio alfa torna in camera per
prendere il preservativo e completare il lungometraggio. Ma ahimè, ha la brutta
idea di inginocchiarsi a terra per cercare nella sua valigia. Sarà stata
probabilmente la birra, la vodka o il rum ad aver dato un impulso
gravitazionale eccezionale, fatto sta che la testa gli si fa pesante, e in un
secondo è secco, disteso sul pavimento a russarsela alla grande!
E Lei? lei è ancora mezza nuda sul balcone. Ancora per altri dieci
minuti, finché non realizza che il proprio cavaliere ci sta mettendo un po’
troppo per tornare indietro. Allora entra in camera e vede nel primo letto
sulla sinistra che le coperte avvolgono una figura girata di spalle. Lentamente
e dolcemente lei ci si accoccola vicino. Ma, sorpresa! Era la spogliarellista!
La confusione di letti è un fenomeno abbastanza diffuso negli ostelli,
per questo è sempre meglio, in ogni caso, mettere occupare il proprio il più
possibile con una valigia o quant’altro, per evitare spiacevoli sorprese.
Un consiglio per chiudere: sempre meglio usare le ciabatte quando si va
a fare la doccia...
Problema numero 3: dove mangio?
Gli ostelli australiani sono molto organizzati. Ognuno ha una
grandissima cucina, fornitissima di pentole di ogni genere e grandezza, piatti,
coltelli, forchette e frigoriferi in comune dove ognuno si fida a lasciare la
propria spesa (sono rarissimi i casi in cui sparisce qualcosa).
Sopra il lavandino, praticamente dappertutto, si può trovare appeso un
cartello che recita più o meno “Siamo spiacenti, ma vostra madre non lavora
qui. Pulite ciò che avete usato dopo mangiato”.
E anche lì le cose funzionano abbastanza bene. Certo, capita di trovare
qualche forchetta ancora incrostata o qualche pentola dall’odore non molto
gradevole, ma non si può dire che la nuova generazione non sia in gran parte,
almeno a livello globale, educata.
Problema numero 4: L’ostello è sicuro?
Tendenzialmente si. Ogni posto in cui ho dormito era dotato anche di
una cassaforte o di qualcosa di simile alla reception, dove si potevano
lasciare gratis i propri beni di valore. Anche se, c’è da dire, nessuno chiede
il documento al ritiro e sicuramente se qualcuno andasse alla reception e
pretendesse di avere un qualunque laptop nella
cassaforte non sarebbe poi così difficile andare via con un bel malloppo. Ma
forse questo è un tipico italian-pensiero:
noi italiani siamo troppo abituati a pensare e a stare all’erta a tutti i modi
in cui ci possono “fregare”. Così soprattutto, i primi tempi, non mi fidavo
troppo. Ci sono volute un paio di settimane per rilassarmi un pochettino di più
da questo punto di vista. Ma mai nulla di spiacevole è successo né a me né alla
gente che ho incontrato.
Problema numero 5: finirò in una topaia?
Puliti come degli alberghi, ogni volta che qualcuno lascia la camera il
servizio di housekeeping rifà i letti
cambiando tutte le lenzuola e pulendo la stanza per bene. L’unico problema qui,
in un paese brulicante di stranissime forme di vita come l’Australia, è quello
dei “bed bugs”, piccoli animaletti
che hanno dei morsi urticanti e si annidano nei materassi. Per evitare il
problema è proibito portare sacchi a pelo o proprie lenzuola in camera, ma a volte
è capitato di svegliarsi con dei segni rossi sulle braccia e sulle gambe e non
capire fosse stata qualche zanzara in versione splinter cell o qualche strana e piccola bestiola.
Problema numero 6: Molti forse vorranno sapere: come è finita con la
spogliarellista?
Lei ha iniziato a insultare a raffica la povera ragazza, che non
sapendo cosa dire affermava che stava solo cercando la borsa. Il ragazzo ha
dormito tutta la notte sul pavimento per poi spostarsi la mattina a dormire sul
letto di Bianco.
“Se fosse stato qui una notte in più l’avrei buttato fuori a calci nel
sedere” così ha commentato irritato, ma infondo divertito dal raccontare tutta
questa storia, il mio malcapitato amico.
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