Pensate di noleggiare un furgoncino più vecchio di voi, con 375000 di
chilometri sconosciuti d’avventura nel motore, non uno normale, ma un Wicked
camper, di quelli che per citare un australiano incontrato per caso ad una
pompa di benzina a Busselton “se ti danno quello giusto bene, se ti danno
quello scassato hai la vacanza rovinata”, di quelli con il motore sotto il
sedile passeggeri e una batteria piccola come una Duracel AAA, di quelli che,
incredibile ma vero, quando piove, l’acqua gocciola dentro da dove il
parabrezza si unisce alla carrozzeria.
Colorato d’azzurro e di verde, con un enorme scritta Elvis su un lato e
la più provocatoria “Solitary is a game for people who like to play with
themselves” sul retro, guidato dal troppo-tecnologico-per-essere-vero
navigatore satellitare, in poco più di 15 giorni questa meraviglia della
tecnologia ha aggiunto altri 4300 chilometri alla sua lunga marcia. Da Broome
ad Albany, da Albany back to Perth, dal deserto di sterpaglie dell’outback alle
foreste canadesi e alle vigne del sud, dagli squali balena di Exmouth alle
Humpback whales della costa meridionale, passando per i delfini di Monkey Mia e
in mezzo a tutto ciò il mistero delle pinnacles
di roccia sulla collina di Nambung national park.
Quando percorri uno stato come il Western Australia che racchiude nei
suoi due milioni e mezzo di chilometri quadrati la bellezza di 2 milioni di
abitanti, di cui 1 milioni e mezzo nell’area della metropoli di Perth, quello
che è da vivere è realmente la strada.
Rettilinei sconfinati in mezzo al nulla tra i paeselli di qualche
migliaio di anime dispersi nel cielo come le stelle nel cielo di una notte in
una grande città, spesso a più di 400 chilometri di distanza l’uno dall’altro,
in cui come per magia, miraggio di salvezza, spunta qualche benzinaio con un
piccolo e carissimo negozietto dove rifornire il perennemente boccheggiante
serbatoio. Chilometri e chilometri di piena libertà, in solitaria, into the
wild, con il sole che ti abbaglia al tramonto dritto in faccia, quando da
Broome o da Karajini national park si punta a ovest verso la costa. Ma after a while i chilometri diventano
metri, ciò che sembrava lontano non lo è poi più cosi così tanto, tre, quattro
ore di guida infondo sembrano come dire dall’altra parte della strada, e non
c’è niente che puoi fare se non arrenderti a quei 90 km/h che sei costretto a
tenere per non consumare migliaia di litri di benzina.
Più spettacolare degli squali balena, credetemi, più emozionante di un
lancio con il paracadute è dopo 3000 chilometri di meravigliosa sabbia rossa,
oltre una collina, essere sopresi dai campi che improvvisamente verdeggiano al
tramonto vicino alla spettacolare “Cornovaglia” di Kalbarri, rivedere spuntare
palazzi e persone costeggiando il centro di Perth all’imbocco della Freeway,
vetri, lamiere e mattoni che come in una metamorfosi ovidiana, come d’incanto si crepano, e come statue imprigionate
in blocchi di marmo si sgeometrizzano,
smatassando il vortice delle loro scale in diverse direzioni come rami
giganteschi, tagliuzzando le tonnellate di scartoffie degli scaffali e delle
scrivanie in origami di foglie, secondo la propria fantasia, che poi la pioggia
colora d’autunno e di verde, sciogliendo
l’acquarello dell’ arcobaleno che a fatica si fa largo tra i diluvi invernali.
Così nascono nelle retini di un viaggiatore i “Giant trees” tra Walpole e
Denmark.
Dal costume da bagno al cappotto, dallo snorkel sul roseto di coralli
di Coral bay, a meno di dieci metri dalla spiaggia, alla cioccolate calda sul
porto di Albany, è davvero la strada quello che conta, anche di notte dormendo,
come veri nomadi, ai suoi bordi, nel retro del van, nelle aree di sosta, a
volte da soli, a volte insieme ai camper di altri viaggiatori, ascoltando
l’incedere pesante dei lunghissimi road train che come il più famoso camion
della Coca-Cola a Natale illuminano a giorno il buio pesto.
Solo loro sono sicuri in quel buio: guidare dopo il tramonto, infatti,
è assolutamente sconsigliato e rischia di diventare davvero pericoloso perché è
quando il sole va a dormire che tutta la fauna locale si diverte a gironzolare
sui bordi dell’autostrada (e come autostrada qui si intende una strada non a
pagamento, di una sola corsia spesso in doppia linea continua!).
“Cosa vuoi che sia! Ci sarà qualche capretta e ogni tanto qualche mucca
tontolona che gironzola qua e là!”, così la prima sera, dopo aver percorso
trecento chilometri in notturna in scia ad un Tir, senza poi tanti problemi.
La mattina dopo era la spianata di Maratona dopo la battaglia: ai bordi
della strada carcasse e budella di canguri, wallaby, capre, pecore e mucche la
cui testa, se decapitata totalmente dal corpo, finisce legata al cofano di
qualche pazzo australiano, molto più fashion sicuramente del banale simbolino
della Mercedes. Stormi di uccelli neri trovano regolarmente lungo le albe della
First Highway una abbondante colazione, spazzini naturali di uno spettacolo a
cui a volte è meglio assistere prima di fare colazione.
Colazione-pranzo e cena continua è quello che vengono a cercare i
grandi squali balena ghiotti di plancton nella Ningaloo reef, la barriera
corallina della costa ovest. La cosa incredibile (che è venuta in mente non a
caso a un bambino) è che l’animale più grosso dell’oceano che può raggiungere
in età adulta la lunghezza di 17 metri, si nutre della cosa più piccola
dell’universo marino e la cosa non è molto furba perché chissà quanto dovrà
mangiare per essere sazio!
Il very expensive day tour in barca che diverse compagnie organizzano
per nuotare con questi enormi pescioloni sono veramente particolari. Mentre la
barca galleggia lentamente, un aereo vola su nei cieli cercando di avvistare i
whaleshark che risalgono verso la superficie per mangiare. Sulla barca tutti
devono tenersi pronti e in posizione, pinne e maschere indossate. Arriva la
comunicazione via radio. La barca accelera improvvisamente verso la direzione
indicata. Un membro della crew, lo spotter,
al segnale si butta in acqua e una volta avvistato lo squalo da il segnale.
“GO, GO , GO!” La concitazione della cosa, fa salire l’adrenalina. Nuoterò con
uno squalo gigantesco! La cosa sicuramente fa salire qualche brivido anche al
più esperto lupo di mare.
Spesso non c’è neanche bisogno di andare verso lo squalo balena. Una
bocca ovale gigantesca, appare dal blu come dal nulla, dritta nella sua
direzione, verso di te. Aiuto! Qui si fa la fine di Pinocchio!
“Move! Move!”
Bisogna essere veloci a nuotare
fuori traiettoria, perché se è pur vero che l’animale non è assolutamente
interessato alla carne umana e non ha la dentatura dei grandi squali bianchi,
essere investito da 7 metri e mezzo di pesce sicuramente non è piacevole. Ma il
problema è che spesso, a galla sulla superficie, non si vede lo squalo arrivare
fino a che è a meno di 10 metri da te!
Ma niente paura: una volta che si nuota al loro fianco questi “gentle
giant”, come vengono chiamati, si lasciano osservare pacificamente, continuando
nella loro crociera-scorpacciata, fino a che non decidono di tornare
silenziosamente nelle profondità del mare, lasciando agli occhi stupefatti dei
turisti la loro immagine blu a pois bianchi sciogliersi nell’oscurità. Finché,
infatti, si nuota di fianco o al di sopra, il whaleshark si sente al sicuro in
quanto la pelle che ricopre il dorso è una delle più spesse del regno animale,
e viene usata come scudo nei primi anni di vita contro i predatori. La pancia,
invece, è molto delicata, ed è per questo che non è consentito il dive, ma solo
lo snorkeling: nuotando al di sotto si rischia di essere scambiati per una
minaccia piuttosto che per un tranquillo “compagno di viaggio”.
Per gli appassionati di delfini, invece, il posto ideale è Monkey Mia
nella riserva naturale di Shark Bay, dove i locali hanno creato una vera e
propria attrazione viziando cinque delfini femmina con una abbondante colazione
di pesce ogni mattina e dando la possibilità anche ai turisti di imboccare
questi animali sornioni, che sfilano per mezz’ora, lasciandosi ammirare
compiaciuti e tirando fuori dall’acqua il loro tenero musetto (cosa
puntualmente seguita da un “ooooh!” generale della platea), ma, una volta
ottenuto il cibo, voltano il dorso e spariscono nel mare che quasi non si fa in
tempo a vederli andare via.
Purtroppo la pioggia e lo scarseggiare dei giorni ci ha impedito il
tour alcolico di degustazione dei vini nella contea di Albany e nella zona di
Margaret River, dove diverse aziende vinicole sembrano, dai nomi tipicamente
familiari, essere gestite da figli di migranti italiani.
Qui a Perth c’è un quartiere che si chiama Como e un altro Subiaco e di
fianco al tremendo ostello in cui siamo capitati c’è Camilleri Street.
Bellissima città Perth, ma non ho tempo adesso di raccontare, stasera
si va a vedere il famoso Cirque du Soleil, nelle sue ultime date australiane.
Forse, chissà, magari riuscirò a scrivere qualcosa di più sull’aereo di Lunedì
per Bali!
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