My Horror
06.08.2012
“Hi
Gabriele,
You sound
ideal. I’m wanting someone to help me with the upkeep of the house and downsize
on all the possessions I own.”
A dir la verità scesi un po’ a caso dal 480 che stava
percorrendo tutta Liverpool Road senza che il conducente riuscisse a darmi
indicazioni precise sulla mia fermata. Per caso o per fortuna mi ritrovai
esattamente lì, dove dovevo andare, all’incrocio con Knox Street. La zona non
era tra le più paradisiache della grande capitale del NSW. La panchina di fronte
alla fermata era occupata da due homeless,
che tentavano in qualche modo di ripararsi dallo strano freddo che era calato
quella sera nel tiepidissimo inverno australiano di fianco ad un piccolo
mercato ortofrutticolo, incastonato nella più totale China Town. La via, nel
buio delle half past six p.m., era illuminata da grandi scritte
in ideogrammi, sotto cui stavano a braccia conserte alcuni commercianti
asiatici in attesa della imminente chiusura. Appena arrivato a Sydney, con un livello di
inglese pressoché discreto per comunicare, ma che non mi permetteva di capire
tutto (e soprattutto il difficile e storpiato accento austro-cinese), disperso in
un quartiere sconosciuto a circa quaranta minuti dal centro città e a un’ora da
casa, l’atmosfera attorno a me non faceva altro che accrescere la strana ansia
che mi era salita addosso, già da quando stavo uscendo di casa a Margaret
Street. Era ansia mista a paura e anche all’eccitazione della prima visita
della mia vita ad una casa che avrebbe potuto essere la mia per il prossimo
mese o due.
Non era assolutamente un normale incontro con il
proprietario di casa per vedere la mia camera, conoscere i miei coinquilini,
per poi decidere comodamente se accettare il bill and then move in. L’annuncio
su Gumtree diceva “free room”, in cambio di un aiuto ad inventariare some stuff e a vendere diversi articoli tramite
inserzioni su eBay.
I would
like to invite you to come me meet on Monday or Tuesday evening. You need to do
one hour of work so I can see you can do the work. If we’re both happy you can
move in any time…
…e la cosa mi turbava un po’, non avendo mai provato a
vendere nulla su Internet e nemmeno a fare un inventario preciso e
professionale di qualsiasi genere di cosa. Ma, anyway, per un giovane backpackers
di ventun anni, ancora alla ricerca di un lavoro in un posto lontano qualche
decina di migliaia di chilometri dai propri amici e parenti, una casa gratis in
cambio di un’oretta di lavoro al giorno era qualcosa da non poter lasciare
andare senza neanche averci provato. Così con ancora nelle orecchie
l’espressione dubbiosa di zia Angela, che aveva dato un’occhiata con me
all’avviso il giorno prima, dopo aver passato quarantacinque minuti nel
supermercato lì vicino a stupirmi dei prezzi astronomici degli alimentari
australiani, alle sette e ventotto guardai il cellulare e mi misi in cammino su
Knox St, che come tutte le vie traverse della periferia di Sydney é illuminata
in modo veramente scarso. Una cosa a cui noi in Italia non siamo abituati. In
effetti la città qui è un posto ancora sicuro, a parte in alcune zone dove ogni
tanto una qualche baby gang sudamericana decide di ubriacarsi e di picchiare un
po’ di gente o di sparare qualche colpo in aria, just because they have to mark their territory.
Ma nonostante avessi superato praticamente indenne il
mitico jet lag, ero ancora troppo un
milanese di Via Padova per fidarmi delle vie buie dei quartieri di periferia
popolate da gente extracomunitaria.
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