martedì 7 agosto 2012

My Horror (Part III)


Aspettò che tirassi fuori il pc e che lo mettessi in charge poi senza dire nulla con un passo silenziosissimo si diresse nella stanza accanto, sparendo dal mio sguardo. La seguì, per cortesia, anche perché ero certo che sarebbe tornata indietro con un primo scatolone da fotografare. Ma lei era ferma immobile in mezzo ad una stanza piena di vestiti sparsi da tutte le parti, scatole, cianfrusaglie e roba di qualsiasi genere.  “Cavolo, c’è un bel po’ di lavoro da fare”, e già mi stavo guardando attorno, quando lei, senza mai sorridere, mi domandò qualcosa che era letteralmente incomprensibile finché non trovò un piccolo asse da stiro.
“Can you iron?”
Per un attimo pensai di mentirgli. O forse no. La domanda mi aveva spiazzato. Avevo passato il pomeriggio a studiare come fare un buon annuncio su eBay, come trovare buoni modelli di inventario per Excel e mai avrei pensato di dover finire a fare la casalinga. “No, actually” fu l’unica e più sincera risposta che uscì fuori dalla mia sempre più evidente difficoltà nell’imprevista e “sinistra” situazione.
Ancora una volta il suo sguardo non commentò, né le sue parole tradirono un qualche disappunto. Senza dire nulla passò alla camera affianco. Una camera da letto abbastanza disordinata, con un letto a baldacchino nero ancora tutto disfatto, dove una stufa a caminetto dava calore ad un piccolo tappeto a quadri multicolore, unico tocco di gioia ad una casa in bianco e nero. Il resto erano appendi-abiti, altri vestiti sparsi qua e là e mobili in disordine.  Muovendo leggermente la mano mi mostrò il mobiletto dei trucchi sulla destra e mi disse che avrei iniziato da lì, dal farle vedere la mia capacità di organize.  
“Gosh! Am I here to do the cleaning lady?”. Fu solo il mio pensiero, la strana timidezza che mi aveva preso in quel momento e il mio sano proposito di essere polite in casa di gente sconosciuta aveva ricacciato in gola una frase già composta che la mia lingua stava ormai pregustando sul palato. Dati gli ordini, con il rumore di un fantasma, si diresse verso la cucina a fianco, socchiudendo la porta alle sue spalle.
Guardai un attimo tutte le stuff con cui avrei dovuto avere a che fare. Roba assolutamente e totalmente da donna: mascara, fondotinta, eyeliner, rossetti, spille, spazzole, cerchietti di qualsiasi tipo. La situazione pareva inizialmente comica. Mi vedevo già nei panni del goffo Mister Bean alle prese con qualcosa con cui non avevo mai avuto a che fare (come anche eBay e l’inventariato) e già mi era chiaro che se non mi fosse venuta in mente un’idea geniale o non avessi trovato una qualche bacchetta magica infondo a qualche scatolone da strega della mia nonpiùtantosicuramente futura padrona di casa, il bell’appartamento “free”  si sarebbe volatizzato in un sonoro segnale di fallimento “puf!”. Anche perché, dopo che la prima volta avevo raccolto tutti insieme i trucchi alla bene e meglio, un po’ nella grande trousse azzurra, un po’ nei vari astucci trasparenti che avevo trovato, Lora (questo il nome di fantasia, giusto per mantere quel minimo di privacy) mi aveva rimproverato, questa volta mostrando un pizzico di disappunto, pur sempre, però, in maniera assolutamente distaccata, per la mia assoluta mancanza di logica. Così il compito non era solo quello di capire a cosa servissero e cosa fossero tutte quelle diavolerie da donna (con le scritte in inglese) ma quello di trovare un ordine a quelle incasinatissime e numerosissime boccette, boccine, matite, pennelli tra cui alcuni finiti, alcuni spuntati, alcuni vuoti, alcuni secchi, alcuni difficilmente recuperabili.
Tutto così sembra calmo e tranquillo. Infondo di pericoloso finora c’è solo un po’ il quartiere, reso tale probabilmente da delle fissazioni di un malfidente ragazzino italiano alla prima esperienza alone in the world. Di terrificante c’è solo l’immaginazione cinematografica di una casa e di una padrona che poteva essere anche solo semplicemente stanca o un po’ svampita. Di scioccante solo il fatto che da tranquillo fotografo e inventarista seduto ad un tavolo con gli occhiali, mi ritrovo per caso a fare la signora delle pulizie. Ma quella trousse e quell’armadietto dei trucchi non contenevano assolutamente della roba “normale”.
- No problem, just tell me teh most suitable time for you to show me the job (inviato Lun @ 09:26)
- Is 7:30 ok? (Ricevuto Lun @ 09:30)

- Ok that sounds great! See you later. Thank you! (Lun @ 09:31)

- Thanks (Ricevuto Lun @ 09:32)

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