lunedì 20 agosto 2012

Roomsharing 20.8.2012

Ed eccomi qui. In un nuovo salotto, una nuova casa, una nuova camera.
Dopo aver chiuso a fatica la mia valigia piena di vestiti spiegazzati, (tra poco ne rispedisco qualcuno in Italia), sono uscito dalla casa di Rozelle, ultimo sprazzo di ambiente familiare, e mi sono messo in strada con uno zaino, una borsa a tracolla e altre tre buste piene di fogli, coperte, cibo. Come le lumache, mi sto portando la casa dietro.
E' la prima volta che vivo in una casa condivisa da soli ragazzi, ma inevitabilmente mi fa pensare a divani, tavoli, letti e playstations che ho conosciuto negli ultimi tre anni.
Il mio compagno di stanza è un simpaticissimo ragazzo tedesco più o meno della mia età, qui in Australia per un tirocinio della sua facoltà universitaria di giornalismo. Per ora regna davvero al pace. Su otto posti letto, solo quattro sono occupati, due maschi e due femmine, ma da quello che ho capito Giovedì arriverà un'altra ragazza francese e Sabato un italian mate.

Il problema di questo posto è che tutto costa, costa, costa. L'affitto è di 200 dollari a settimana, è non è sicuramente dei più cari qua in giro, ma le case a meno erano decisamente dei posti sovraffollati a dominanza asiatica, dove in stanze piccolissime vivevano 4-5 persone. Avrei accettato volentieri di andare a vivere nella living room a 120 dollari al mese, ma si vede che il Ministero degli Esteri deve ancora fare un lungo lavoro di relazioni internazionali con i cari e vecchi amici asiatici.

Così eccomi qui, strafelice della nuova casa e strapreoccupato per il lavoro. Nonostante io abbia salvato la bellezza di 3 tartarughe, Sydney è invasa da ragazzi che si occupano di foundraising per le charities. La gente raramente si ferma ad ascoltarti, ha sempre fretta, e gran parte delle persone che sarebbero interessate hanno già sottoscritto contratti per donare soldi ad altre associazioni. Ed essendo un lavoro pagato a contratto, le cose si mettono un po' male, anche perché per tutti gli sforzi che si possano fare, alzarsi alle sei e mezza di mattina per stare in piedi davanti ad uno stand per 8 ore e tornare a casa avendo guadagnato zero, non è simpatico.

Esattamente l'opposto il lavoro da cameriere, dove le persone quando si siedono non se ne vogliono andare più. Sabato a pranzo, alle 15.45 del pomeriggio, abbiamo dovuto accendere l'aspirapolvere e iniziare a pulire sotto le loro sedie per fargli capire che il locale era già chiuso da un pezzo!

Ma alla fine qui è come mi ha detto Michele, il cameriere napoletano che mi sta facendo da tutor in questo mio lavoro/apprendistato alla Vineria: "Qui non sembra di essere dall'altra parte del mondo. Noi lo percepiamo poco. Chi è in Italia lo sente. Ma tu stando qui... sembra di essere vicino casa."

Forse è per questo che, nonostante sia una bellissima città, Sydney inizia a starmi un po' stretta.
E tra un mesetto già si profila una nuova meta...


Nessun commento:

Posta un commento