To give
you more details about the house, it’s a beautiful, huge residence. You can see
a few pictures here-
Mi fermai un attimo davanti al cancelletto della rete
metallica che circondava la proprietà. Si intravedeva una ragazza bionda alla
finestra del secondo e ultimo piano nella torretta a sinistra. Il balcone che
proseguiva di fianco restava invece in penombra facendo solo intravedere le
fini decorazioni della balaustra bianca. Fermo lì fuori, con un pacchetto di
tortine alla confettura di strawberry appena
comprate al supermercato per non fare la figuraccia di presentarmi a mani vuote
e per ingraziarmi la mia nuova futura padrona di casa, aspettai circa
tre-quattro minuti di modo che l’sms “I’m
arriving in knox street right now, is it ok?”, potesse avere una risposta
affermativa.
My number
is 04………. Please do not call me; just send me an SMS as to when you can come
and I’ll send you the address.
Avevo ansia. Il giardino totalmente spoglio. La finestra
in alto si era spenta e solo una fioca luce di una piccola lampada a lanterna
all’ingresso illuminava l’abitato. Se ci fosse stato un temporale, in quel
momento, sarebbe stata l’ambientazione perfetta per Red Rose di Stephen King. Di fianco alla porta d’ingresso bianca,
tipica di una casa in mattoni rossi come quella, il campanello era rotto. Così
bussai due o tre volte.
-Hi, this
is Gabriele, the guy that mailed you for the accomodation. I can come to see
the house this evening. Can you send me your address, pls? Kind regards. G. (inviato
Lun @ 09:20)
-Um its
not a house inspection thanks (ricevuto Lun @ 09:22)
Una ragazza alta e bionda, con il viso bianchissimo e
molto smorto, mi ricordava un po’ l’immagine che i giornali davano di Michael
Jackson circa un mese prima dell’annuncio della sua morte. E in effetti la vita
scorreva così frizzante in lei just like
nel bellissimo cimitero inglese sul mare tra Coogee Beach e Bondi Beach.
Il suo tono di voce era bassissimo, la sua espressione glaciale e totalmente
impassibile, i suoi occhi si muovevano molto lentamente, squadrandomi dall’alto
in basso in una maniera così fredda e distaccata da mettere totalmente in
suggestione. Chiuse la porta alle mie spalle e senza dire niente entrò nella
sala alla sua sinistra e si sedette sul divano.
“Put there
your stuff” e mi indicò un angolino per terra di fianco alla porta.
Appoggiai il mio zaino, dentro cui avevo portato il
computer e la macchina fotografica, rispondendo a fatica al suo sguardo e alle
sue parole, preso da uno strano senso di spaesamento e di una sensazione uncomfortable. Un po’ goffamente, biascicai
qualche parola, mostrandogli le tortine. Le guardò malissimo. E solo coi suoi
occhi fece cenno di appoggiarle insieme alle mie robe, che non erano cose che
le interessavano e che eravamo lì per tutt’altro che per mangiare.
“Have you
got your own camera?”
Avevo con me una piccola Fuji non di altissima qualità,
anzi, sicuramente neanche nell’average delle
macchine utilizzabili per fare anche lavori semplici di fotografia. Non ci fu
bisogno comunque di tirarla fuori. Le bastò il mio timido yes. Mi ero chiesto per tutto il tragitto se fosse stata o meno
necessaria, se lei avesse già tutto il materiale occorrente per il lavoro.
Comunque sia mi feci un po’ coraggio e chiesi dove potessi trovare una plug per caricare il mio portatile, in
modo da poter iniziare a lavorare.
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